5 Giugno 2025

Il Giornalismo nell’era dell’AI: Come sopravvivere al calo del traffico organico

Negli ultimi due decenni il traffico organico è stato il motore invisibile dell’editoria online. Una fonte di ossigeno costante, spesso imprevedibile, ma capace di sostenere intere redazioni, modelli pubblicitari e strategie editoriali. Oggi, quel modello è sotto assedio. E il colpevole non è più solo l’algoritmo di Google: è l’intelligenza artificiale generativa.

Nel maggio 2025, un report di Newsdash ha fotografato con lucidità la crisi strutturale del giornalismo online: sempre più utenti accedono alle informazioni tramite chatbot e motori AI (ChatGPT, Gemini, Perplexity, Claude), che non rimandano più alle fonti, ma riformulano e semplificano i contenuti, restituendo risposte pronte all’uso. Il risultato? Un crollo della visibilità, dell’autorevolezza percepita e soprattutto del traffico.

Ma se il problema è chiaro, la soluzione non può essere un nostalgico ritorno al passato. Serve ripensare l’intera catena del valore editoriale, dalla produzione alla distribuzione. Ecco perché.


1. Dalla SEO alla “AIO”: Ottimizzare per l’intelligenza artificiale

La Search Engine Optimization (SEO) tradizionale è stata per anni l’arma principale per ottenere visibilità. Ma oggi non basta più essere primi su Google: bisogna essere inclusi nelle risposte delle AI.

Questo significa:

  • Copertura delle query latenti: anticipare domande implicite e bisogni informativi che l’utente non esprime in modo diretto.
  • Rilevanza semantica: strutturare i contenuti in modo che siano facilmente interpretabili dalle AI in termini di entità, argomenti, relazioni.
  • Contenuto originale e aggiornato: le AI privilegiano fonti attuali, non duplicate e ad alto contenuto informativo.
  • Precisione strutturale: paragrafi brevi, titoli informativi, bullet point, citazioni, dati.

La logica è chiara: se non sei leggibile per un algoritmo, non esisti più nemmeno per l’utente.


2. L’era della disintermediazione Totale

Mentre Google continua a dare spazio (sempre più marginale) alle fonti nei suoi risultati, le AI generative saltano completamente la fase del clic. L’utente chiede e riceve una risposta. E tu, testata o autore, puoi anche non comparire mai.

Questo comporta una ridefinizione totale della distribuzione dei contenuti. La visibilità diventa un effetto collaterale dell’autorevolezza percepita dall’algoritmo, non dall’utente. Se la tua voce non è riconoscibile per l’AI, è come se non fosse mai stata pubblicata.


3. L’illusione del “contenuto che parla da sé”

Molti giornalisti resistono all’idea di adattarsi tecnicamente, convinti che la qualità emerga sempre. In un mondo pre-AI, poteva essere vero. Oggi, però, la qualità senza struttura è invisibile. L’intelligenza artificiale non apprezza l’eleganza dello stile, ma la chiarezza dei segnali. Questi includono:

  • dati strutturati (Schema.org, JSON-LD)
  • citazioni con link tracciabili
  • attributi autorevoli (firma, bio, fonti ufficiali)
  • entità nomi-correlazioni facilmente estraibili

Scrivere bene è il punto di partenza. Scrivere bene per essere letti dalle AI è la nuova competenza cruciale.


4. Community, abbonati, notifiche: ricostruire la filiera proprietaria

Newsdash sottolinea un punto fondamentale: è ora di costruire audience proprietarie.

Ciò significa:

  • Investire in newsletter (con tasso di apertura tracciabile)
  • Incentivare l’abbonamento free o premium
  • Usare sistemi di notifiche push per fidelizzare il lettore
  • Promuovere app mobile come canale diretto
  • Lavorare su retention, non solo acquisition

La strategia editoriale non può più affidarsi unicamente ai referral esterni. L’utente va trattenuto e coltivato, non solo raggiunto.


5. La nuova centralità dell’E-E-A-T

Google e le AI basano sempre più le loro scelte su segnali di Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness.

Questi segnali devono essere:

  • espliciti (firma, credenziali, fonti)
  • coerenti (presenza cross-platform)
  • contestualizzati (settore verticale, autore riconoscibile)
  • validati (link da altre fonti, menzioni, recensioni)

Il contenuto impersonale, non firmato, o generico sarà penalizzato. Al contrario, gli autori che emergono come figure esperte diventeranno hub cognitivi per le AI, e quindi per il pubblico.


6. Espandere l’ecosistema: non solo articoli

L’articolo testuale rimane centrale, ma non basta più. Serve un sistema editoriale multiformato:

  • Podcast, per veicolare contenuti su piattaforme ad alta fidelizzazione
  • Video brevi e long-form, per catturare pubblico su YouTube e social
  • Shorts, Reels, TikTok, per coprire contenuti verticali e spiegazioni rapide
  • App mobile per mantenere un contatto push con l’utente

L’editoria digitale deve smettere di pensarsi come “testata” e iniziare a ragionare come piattaforma narrativa distribuita.


7. La battaglia legale e la questione del copyright

Infine, un tema politico e legale che non può più essere evitato: la monetizzazione dei contenuti attraverso l’AI non può avvenire senza compenso.

Le redazioni devono:

  • Partecipare a coalizioni di categoria
  • Attivarsi per licenze AI e modelli di revenue sharing
  • Dialogare con istituzioni e regolatori per normative su copyright e riuso
  • Pretendere tracciabilità delle fonti e visibilità degli autori anche nei prompt AI

Se le piattaforme generative continueranno a usare contenuti giornalistici senza compensare i creatori, il modello editoriale è destinato al collasso.


Conclusione: Il giornalismo deve evolversi, non scomparire

Questa transizione non è opzionale. L’intelligenza artificiale non è una moda, ma un’infrastruttura cognitiva che ha già cambiato il comportamento degli utenti. Chi lavora nell’informazione deve scegliere: adattarsi o sparire.

Le redazioni che sapranno rispondere con lucidità e visione a questo cambiamento non solo sopravvivranno, ma torneranno centrali nel nuovo ecosistema cognitivo. Ma servono strategia, competenze e il coraggio di riscrivere le proprie regole del gioco.

Il futuro del giornalismo non è scritto dalle macchine. Ma sarà letto da loro. E solo chi saprà farsi leggere, sarà ancora ascoltato.

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